Padre Franco Nascimbene è nato a Malnate, in provincia di Varese, nel 1953. E’ entrato nell’ordine dei Comboniani per poter realizzare la sua vocazione mis-sionaria. Caratteristica dei padri Comboniani è la scelta di annunciare il Vangelo preferibilmente agli africani o a comunità di origine africana, discendenti degli antichi schiavi, che si trovano in altri paesi, ad esempio in America Latina . La sua prima destinazione è stata l’Ecuador, nella regione di Esmeralda, in una missione ai margini della foresta. Faceva percorsi a piedi o a cavallo per visitare le varie comunità nella foresta. A fine settimana ritornava alla missione, in una casa confortevole, dove le suore cucinavano e lavavano gli indumenti. Avevano a disposizione un’auto per i rifornimenti e per l’accompagnamento dei malati all’ospedale. Ma a poco a poco padre Franco e altri suoi confratelli avvertivano il contrasto tra l’annuncio del Vangelo rivolto ai poveri e il loro modo di vivere nel privilegio (sempre per il livello di vita di quel paese). Questa incoerenza era diventata per loro insopportabile. E’ scattata allora la novità. Hanno deciso di cambiare il loro modo di essere missionari: vivere con i poveri condividendo la loro precarietà e i loro problemi. Ottenuto il consenso dei superiori e l’accettazione del vescovo locale si sono trasferiti a Guayaquil, grande città sul Pacifico, vivendo nelle palafitte in un quartiere emarginato. Non hanno voluto differenziarsi in nulla dalla vita degli altri: abitavano in una piccola baracca di legno, si mantenevano con il loro lavoro rifiutando ogni aiuto economico dal mondo dei ricchi. Gradualmente facevano conoscenza con le famiglie. Partecipavano alle gioie e ai dolori, ai momenti di festa e di lutto e così sono nate le comunità di fede. Leggere la Bibbia e il Vangelo con gli occhi dei poveri è stata per loro una scoperta e un’esperienza profonda. Dopo una parentesi di 7 anni in Italia fra gli emigrati africani di Castelvolturno, in Campania, sono ritornati in America latina, questa volta in Colombia e hanno ripreso l’esperienza di Guayaquil. Vedendo come in particolare le donne sono sfruttate hanno proposto un’attività che potesse dare loro un po’ di guadagno, una minima indipendenza economica e la salvaguardia della loro dignità. |